Splendida, meraviglioso, geniale! Il narcisista nella vita quotidiana

Splendida, meraviglioso, geniale! Il narcisista nella vita quotidiana

 

Quando si parla di narcisismo si tende spesso ad associarlo con alcune peculiari caratteristiche e manifestazioni, quali ad esempio la vanità, un atteggiamento di sufficienza nei confronti degli altri, una generale esibita amplificazione delle proprie capacità e competenze, un ricorso continuo ad uno stile interpersonale seduttivo, ma c’è di più.

Leggendo ed assorbendo informazioni dai mass media e dalla cultura popolare si possono creare e consolidare idee talvolta inesatte od incomplete riguardo a concetti e terminologie tipiche della psicologia e della psicanalisi : basti pensare a quanto spesso il termine schizofrenico venga associato a qualunque tipo di disagio mentale, dalle oscillazioni dell’umore al discontrollo degli impulsi aggressivi. In questa sede mi propongo di fare chiarezza e osservare insieme questo problema (che è spesso più un problema per gli altri che non per chi ne sia affetto) fornendo esempi concreti a partire dalla vita quotidiana, piuttosto che con fumose descrizioni dell’intrapsichico, che possono essere utili soltanto per un pubblico di professionisti del settore.

 

 

Splendida, meraviglioso, geniale! Il narcisista nella vita quotidiana 1

Quindi non tutte le narcisiste sono così?

 

 

Può essere già utile sottolineare che non solo non tutti i narcisisti e le narcisiste sono materiale da copertina per riviste patinate di moda, ma che anzi quasi la maggioranza ha un aspetto fisico ordinario o poco più che attraente, e che l’avvenenza, intesa come condivisa opinione sulla bellezza corporea di qualcuno, non è la prima caratteristica che distingue le persone narcisiste da quelle ordinariamente nevrotiche (ossia con questioni personali che non ruotano interamente attorno al concetto di sé e all’autostima basata sulla positiva congruenza dell’opinione altrui con quella che si vorrebbe avere).

 

 

Ma tutti sanno che se dico “narcisista” si pensa a qualcuno di vanitoso che si guarda sempre allo specchio!

 

 

Potrà stupire ma l’aspetto fisico e l’uso del corpo con finalità seduttive e manipolatorie non è la caratteristica centrale della questione. Facciamo un passo indietro e creiamo all’istante un bignami che ci possa permettere di capire le caratteristiche di base di una persona fortemente narcisista..

  • Il piccolo narcisista (la piccola narcisista) generalmente nasce e cresce in una famiglia in cui i genitori, o chi si occupa di lui, ripongono moltissime aspettative sul suo successo personale, sulla sua bellezza, sul suo talento, sulle sue abilità. Questo può anche essere completamente scollegato rispetto al fatto che tali predisposizioni al successo siano anche completamente assenti e ci si trovi di fronte a una figlia o ad un figlio normalmente dotato e di aspetto ordinario. I genitori possono cercare una compensazione dai propri insuccessi proiettandoli sui figli e facendo sì che l’unico modo di tollerare il dolore del proprio fallimento personale sia quello di farsi “riscattare” da un figlio, spingendolo alla competitività e all’individualismo e ponendo poche regole per non limitare la sua libertà. Si dice che i genitori di narcisisti siano esageratamente permissivi, elargiscano troppe attenzioni e troppe risorse e non somministrino una adeguata dose di frustrazione necessaria per crescere e differire la gratificazione. Questo può essere vero, ma esistono anche genitori esageratamente normativi, genitori a loro volta con tratti narcisistici marcati o – in apparenza un paradosso – genitori completamente disinteressati ai figli. Ciò che costituisce il trait d’union di tutti questi contesti familiari è la mancanza di attenzione per la spontaneità dei figli, l’amore condizionato al soddisfacimento delle proprie aspettative, la mancanza di empatia e la strumentalizzazione per finalità proprie (ad es. un figlio spinto all’eccellenza scolastica che in realtà vorrebbe fare l’agricoltore perché ama la natura, ma è costretto dalla madre ad un super investimento cognitivo per evitare che ella debba fare i conti con i propri passati insuccessi scolastici)
  • Tutti quanti possediamo caratteristiche proprie del narcisismo, per ottimi motivi : segnatamente, l’anteporre la tutela personale a quella altrui ha permesso di sopravvivere nel corso dell’evoluzione umana anche soverchiando e soggiogando i propri simili nella spartizione delle poche risorse. Inoltre, la forma più germinale e nucleare del narcisismo è l’amor di sé, che è anche ciò che ci fa pensare che forse non ci meritiamo solo cibo spazzatura e che a volte non è indispensabile farsi carico di tutti i problemi altrui, perdendo il proprio equilibrio interiore, ad esempio
  • Una persona con un disturbo narcisistico della personalità presenta le stesse caratteristiche di una vanitosa comune o di un arrogante pomposo , ma ciò che la distingue è il ricorso continuo, rigido, inflessibile ad alcuni specifici meccanismi di difesa (che difendono dal percepirsi come ordinari e fallibili) : la idealizzazione (ossia “idealizzo te perché vivendo del tuo riflesso idealizzo anche me stesso”), la svalutazione (ossia “hai smesso di funzionare da superficie riflettente con caratteristiche esaltanti, e sei quindi il peggior essere umano esistente”), la manipolazione per finalità proprie (“mi faccio vedere fragile e pieno di colpe così da ottenere l’attenzione, sebbene io non abbia nessuna reale colpa”), la distorsione della realtà (“siccome non è affatto concepibile che io abbia sbagliato, mi racconto una storia completamente diversa e vi aderisco fortemente”). Se una persona particolarmente autocentrata può uscire temporaneamente dalla propria miopia interpersonale, una narcisista non può farlo poiché ciò metterebbe in discussione tutta la propria infallibilità
  • Esistono narcisisti e narcisiste che si presentano come deboli, indifesi, vessati dal destino e feriti da partner e persone che apparentemente hanno causato loro una ferita insanabile. Questo stile di camouflage corrisponde all’idea che se non si possano ottenere trattamenti privilegiati ponendosi al di sopra degli altri, è utile fare leva sul pietismo e sul senso di colpa altrui
  • Come già accennato, il problema non è circoscritto agli attori e attrici di Hollywood, o a grandi manager di società multinazionali, o a personalità del mondo scientifico di altissimo livello. La personalità narcisistica è rilevabile specialmente nel quotidiano, nell’ordinario, nel domestico
  • Si presta generalmente poco ai trattamenti psicoterapeutici e come tutti i disturbi di personalità è refrattario ai trattamenti farmacologici, se non quelli utili in caso di concomitanti disturbi dell’umore o di altra natura

 

 

Narcisista o ragazza semplicemente attraente? A quanto ne sappiamo potrebbe anche essere depressa, o fobica, o psicotica.

Narcisista o ragazza semplicemente attraente? A quanto ne sappiamo potrebbe anche essere depressa, o fobica, o psicotica.

 

 

Quindi non tutti i narcisisti sono attraenti, molti hanno avuto famiglie di un certo tipo e usano meccanismi di difesa  specifici. Ma nel quotidiano tutto ciò come si manifesta?

 

 

Non è facile generalizzare, per quanto questo possa essere di apparente consolazione. Ogni individuo è un caso a sé, e possiamo solo tentare di trovare delle ricorrenze, delle sistematicità, dei nessi. Peraltro, una volta identificata una persona come fortemente narcisista, esistono diverse strade praticabili a seconda del proprio ruolo : per lo psicologo e per lo psicoterapeuta, la diagnosi serve solo ad orientare il trattamento (se possibile), e non contiene nessun giudizio in termini di buono-cattivo o di giusto-sbagliato. Per una persona che invece non si occupa di salute mentale, nel momento in cui identifica alcuni tratti come potenzialmente disturbanti per i rapporti interpersonali, può decidere di comportarsi in modo diverso o raggiungere un livello maggiore di consapevolezza, per praticare scelte che non siano imposte dall’esterno ma rispondano ai bisogni propri (e non soltanto a quelli del narcisista o della narcisista).

 

 

Penso di avere un partner narcisista. Come faccio a capirlo veramente?

 

 

Riprendendo la premessa precedente, in cui sostengo che non sia facile generalizzare e sia anche poco utile farlo, esistono comunque alcuni segnali che ci fanno capire che ci troviamo di fronte ad una persona che va al di là del seduttivo e del carismatico. Procediamo per punti…

  • Il partner narcisista è, all’inizio della relazione, ciò che apparentemente sembrava mancare alla propria vita : è spiritoso, attento ai bisogni, sensibile, pieno di attenzioni, elargisce complimenti in quantità e procede con grande speditezza nella creazione di una intimità che brucia le tappe. Attenzione però : questa apparente corrispondenza d’anime è verosimilmente generata dalle ottime capacità di osservazione del partner narcisista, che si modella a partire dalle vulnerabilità dell’altra persona : è, ad esempio, colui il quale dona tutte le attenzioni non ottenute a causa di una vita trascorsa nell’incertezza economica, è colei la quale manifesta un “caloroso” e “spontaneo” affetto al compagno che ha avuto una madre anaffettiva e distanziante…ma tutto ciò ha breve durata, come è proprio dell’idealizzazione
  • Una volta che la persona ignara delle caratteristiche del partner è infatuata, od innamorata, iniziano a presentarsi (invariabilmente) aspetti che prima erano coperti da cotanto affetto e splendore e fascino : iniziano le critiche e le attribuzioni di colpa, tanto più dolorose quanto modellate sulle ferite altrui (vedi sopra). Può comparire la tendenza al controllo, che è un’altra caratteristica preminente, e che porta una metà della coppia a cedere completamente la propria vita, i propri spazi, i propri orari all’altro, nel vano tentativo di placare una così repentina e immotivata svalutazione
  • Se il partner non narcisista continua a fornire attenzioni, affetto, sesso, risorse anche economiche alla parte narcisista, è probabile che questo tipo di unione possa andare avanti anche per molto tempo. Nel contorno, però, una parte sarà sottoposta a continue manipolazioni per essere tenuta sotto controllo : ricorso alla colpa, alla proiezione, alle scenate di gelosia, ai commenti abrasivi. Frequente il ricorso al “silenzio terapeutico”, ossia all’ignoramento sistematico per suscitare angoscia ed attirare l’attenzione attraverso l’astensione
  • Il partner narcisista ha due pesi e due misure : si può sentire legittimato a mettere in atto comportamenti seduttivi anche in presenza del partner, ad esempio, ma una semplice sfumatura di disattenzione nei suoi riguardi produce una reazione di possessività e gelosia completamente incongruente con l’entità del fatto. Se esistono narcisisti monogami, probabilmente verranno scoperti dopo la colonizzazione di Marte. Abbondano invece i narcisisti fedifraghi che pretendono fedeltà assoluta (nell’idea pervicace di essere unici, irripetibili ed insostituibili)
  • Sebbene non esista una timeline (tempistiche prevedibili), si può sostenere che appena la svalutazione ha inizio, il rapporto con un partner narcisista ha già cessato di esistere, e tutto ciò che ne viene dopo non può che essere un angosciante calendario di litigate, riappacificazioni per ottenere l’attenzione, soprusi, minacce, respingimenti e riavvicinamenti e scaricamento delle colpe e dei torti
  • Ci si potrebbe chiedere perché si rimanga con un partner del genere anche dopo che ci ha mostrato i suoi lati peggiori? Ebbene, le scelte non sono mai casuali, e pertanto esistono caratteristiche personali che bene si intersecano con la possibilità di predazione da parte di un narcisista : bassa autostima, mancanza di confini e limiti personali, insicurezza, depressione, atteggiamento dipendente e passivo o anche semplicemente il desiderio di rimanere agganciati all’idea che “all’inizio era tutto bellissimo”, ignari del fatto che si sia trattato solo di una rappresentazione scenica creata ad hoc

 

 

E sul luogo di lavoro?

 

 

Così come in amore, anche sul luogo di lavoro il narcisista opera con modalità simili e per ottenere gli stessi scopi : ottenere attenzioni , dimostrarsi migliore rispetto agli altri , avere qualcosa in più , brillare del proprio successo a discapito di quello altrui . Si noti che tutto ciò è distinguibile rispetto agli scopi di una persona ambiziosa o motivata nel proprio lavoro dalla natura dei comportamenti, volti a tutelare e rinforzare vanamente una autostima che pare essere così elevata proprio in quanto inconsistente e fragilissima.

Se il narcisista si trova in una posizione di preminenza ed ha spazio discrezionale per le decisioni, è probabile che sia contraddistinto dalla tendenza a non accettare critiche di nessun tipo , si spenda in un controllo ossessivo dell’operato altrui , naturalmente esponendolo a feroci e pubbliche osservazioni svalutanti .  Pur sentendosi talentuoso, indispensabile e pieno di responsabilità in quanto superiore rispetto agli altri, può essere il primo ad accusare i sottoposti quando le cose non vanno come preventivato ed anche il primo ad attribuirsi i successi . In tutto ciò è compreso anche il trattamento speciale e preferenziale che gli altri devono tributargli (o tributarle). Possono accompagnarsi anche i consueti accessori narcisistici, a seconda dei gusti personali, manifestazioni del proprio prestigio e del lusso ottenuto.

 

 

Un consueto accessorio narcisistico in una sobria livrea

Un consueto accessorio narcisistico in una sobria livrea

 

 

Se invece il narcisista è un semplice impiegato, o un collega di pari grado, è più probabile che si senta naturalmente attratto dal successo e dalla possibilità di fare carriera, e pertanto oltre alle caratteristiche già note di svalutazione, manipolazione, utilizzo delle informazioni altrui per finalità proprie, unisce anche una apparente capacità di stare in gruppo, finalizzata alla creazione di una rete di supporto che gli permetta di ottenere ciò che vuole. Da ciò deriva l’apparente interessamento ai problemi altrui, il cameratismo, le formalità, l’affettazione esibita, che cessano nel momento esatto in cui la persona ha assolto alla funzione strumentale. Dal momento che ciò che è tondo non muore mai quadrato, anche in questo contesto si assiste al massiccio scaricamento delle colpe sugli altri e ad un (in)sano gossip e chiacchiericcio pettegolo generato a partire dalle informazioni che le persone gli elargiscono in virtù della sua apparente cortesia e simpatia di facciata.

 

 

Credo di avere un’amica narcisista, ma non sono sicura..

 

 

La personalità narcisistica si alimenta di attenzioni altrui, specialmente di quelle che la valorizzano e la fanno sentire splendida, meravigliosa, geniale. Ma tanta è la dipendenza dal giudizio altrui e tanta la capacità di distorcere il reale, che perfino le attenzioni negative possono essere tollerate, magari ponendosi dalla parte della vittima o dell’incompreso cronico. Che se ne parli bene o se ne parli male, basta che se ne parli!

Senza insistere su aspetti specifici già esplicitati in precedenza (l’idealizzazione, la svalutazione, la manipolazione, la tendenza al controllo..), riflettere sulla possibilità di avere delle amicizie con personalità fortemente narcisiste ci fa pensare a quanto questa caratteristica negativa della persona (anche senza che sfoci necessariamente in un disturbo della personalità) sia incentrata sul rapporto con gli altri nel vano tentativo di influenzare il rapporto con sé. O più semplicemente, di quanto sia faticosa l’esistenza del narcisista che non potendosi basare su un senso proprio del valore e della desiderabilità, necessita di continui specchi, di riflessi, di giochi di luci per stare un po’ meglio, sentirsi meno inferiore, illudersi di avere il controllo e cercare di non avvicinarsi mai e poi mai alla tematica patologica centrale : forse non sono tutto ciò che credo di essere, e anzi forse sono anche un po’ peggio rispetto a chi critico .

Per tutelare l’immagine falsamente esaltata di sé, il narcisista ha bisogno di circondarsi di persone che gli rimandino ciò che vuole ; non esiste la possibilità di accettazione degli aspetti depressivi dell’esistenza, è precluso l’accesso alla dimensione del fallimento e della sconfitta. Tutto deve essere mantenuto in superficie, poiché non esiste una profondità. La scenografia teatrale è una buona metafora dell’amicizia per il narcisista : è solo una raffigurazione bidimensionale di ciò che è necessario per ogni specifica rappresentazione di sé (l’amico sensibile ma adorabile canaglia, l’affascinante ragazza piena di amiche avvenenti che confermano la sua avvenenza, la mamma-lavoratrice-compagna perfetta “che fa tanta fatica, ma è così umile”), ma non ha nessuna profondità né valore intrinseco.

Da ciò deriva l’apparente interesse ai bisogni altrui volto unicamente alla possibilità di ottenere una validazione (“sei proprio cortese ad ascoltarmi sempre”), l’ostracizzazione delle persone dissidenti che si rifiutano di aderire ad una visione glorificata e sottolineano anche i difetti oltre che i pregi , la stagionalità delle amicizie , il raggruppamento coatto di individui che possiedono caratteristiche desiderate (denaro, aspetto fisico, talento..).

L’amica narcisista è quella che accorre in ospedale a controllare le condizioni del ricoverato, a patto che tutti lo sappiano e si possa scattare un selfie. L’amico narcisista è quello che si circonda di persone che considera “le migliori, le più fighe”, senza avere con esse nessun particolare legame intimo di mutualità e confronto alla pari.

Se per un qualche infausto motivo qualche amico sfuggisse al controllo onnipotente, esso od essa verrebbe prontamente ricontattato (per garantirsi l’appoggio futuro anche fingendo di assumersi responsabilità proprie in un eventuale alterco) od eliminato in modo eiettivo (per evitare di avere a che fare con qualcuno che non serve più a nulla e che potrebbe rispecchiare negativamente il narcisista).

Questo tipo di “amico”, oltre alla stagionalità delle frequentazioni, alla loro impermanenza e superficialità (sebbene esistano narcisisti in grado di mantenere amicizie di lunga durata…con soggetti fragili e co-dipendenti), tende al controllo anche per evitare un plausibile scenario catastrofico : quello in cui un amico od una amica intacchi la sua “reputazione”. Chiunque riesca a vedere al di là dell’apparenza frivola, divertente, carismatica del narcisista e scopra tutta la sua inconsistenza e tendenza alla manipolazione, potrebbe – come una cellula impazzita –  decidere di andare contro corrente, e forse confrontarsi con altri sul fatto che quella persona, proprio quella che vuole credersi così geniale, attraente ed indispensabile, in realtà sia un po’ sfigata, non così meravigliosa, forse un po’ stupida. Per evitare questa temuta contaminazione, ogni mezzo può essere utilizzato : intimidazione, minaccia di rivelare segreti e fatti imbarazzanti, gossiping, fino ad arrivare anche alla violenza fisica. Ma nella maggior parte dei casi, si viene semplicemente ignorati, e il narcisista riattiva la sua ricerca di nuove fonti di sostentamento dell’autostima.

 

 

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9 Comments

Alessandra

at 12:36 am

Premesso che non ho la certezza fosse una narcisista/manipolatrice, e che nel mio caso era un’amica, è possibile che, durante la relazione, queste persone vi dicano: “se mi vuoi bene, torna la persona che a me piace tanto” (cioè quella accondiscendente, e non polemica), “io non ho mai detto di esser perfetta, però”, “pensa come vuoi, visto che non mi credi” e dopo che tu rispondi “posso anche crederti ma vedo i fatti, che non sono molto diversi da come ho scritto”, sentir dire “non meriti altre risposte” e cose simili?
Contando che io comunque ho un problema di dipendenza affettiva.

    Alberto Idone

    at 9:29 am

    Buongiorno Alessandra,

    Quella che descrive pare essere una dinamica con alcune componenti manipolatorie, se per manipolazione intendiamo quell’agire sottile e indiretto che è volto a suscitare negli altri la risposta che più è conveniente per i propri scopi senza esporre in modo diretto la richiesta. Difficile quindi poter etichettare o catalogare qualcuno a partire da una risposta, o da uno scambio di battute. Potrebbe essere già più facile se questa modalità di relazione fosse prevalente nel tempo e non ve ne fossero altre disponibili.

    In ogni caso , sarebbe interessante definire ciò che lei chiama “dipendenza affettiva” in rapporto a questa amica.

    Cordiali saluti

Greta

at 11:38 am

Buongiorno,
Sto uscendo ora da un’amicizia tossica con un ragazzo sicuramente narcisista e oltre a stare malissimo vivo nella costante paura che in qualche modo voglia vendicarsi del fatto che l’ho “scoperto”. Appena ha trovato un nuovo compagno ha iniziato a trattarmi male, isolarmi… E quando ha iniziato ad avere paura che io (anche involontariamente) mostrassi tutti i suoi lati negativi, le sue bugie e le sue mancanze, ha iniziato a non ragionare più. Prima ha iniziato chiedendomi di starmene a casa, poi ha iniziato a dire menzogne su di me al ragazzo e ai suoi nuovi amici, per fare in modo che la mia parola non avesse valore con loro. È arrivato a dirmi “io mi sto mostrando bello e trasparente. Tu mi rovini tutto se parli con qualcuno”. Non riusciva a gestire i giochi con me presente, ma non riusciva nemmeno a fare finta di essere l’amico perfetto come si era mostrato prima di conoscere queste persone, e loro si stavano accorgendo che con me si comportava in un modo e con loro in un altro. Era insofferente e menefreghista. Prima di rendermi conto che si trattasse di narcisismo ho cercato in tutti i modi di difendermi (raccontando quindi tutte le sue bugie e svelando tutti i suoi “trucchi”). Ovviamente non ci sono riuscita, visto che combattevo contro un maestro della manipolazione (ma non ne ero ancora consapevole altrimenti avrei evitato forse), e mi sono ritrovata isolata da tutti. Lui fa la vittima ora, perché alla fine gli ho scritto tutto quello che pensavo di lui, dicendogli che non volevo vederlo mai più (questo prima di capire di essere stata praticamente manipolata) e ora mostra in giro il mio messaggio dicendo che sono pazza e ho sputato nel piatto in cui ho mangiato per mesi (quando invece io ci sono sempre stata per lui, ma il contrario non si può dire, visto che ogni volta che trovava qualcuno mi piantava a piedi tornando dopo un po’ quando restava solo. E io lo ho sempre perdonato). Sono contenta che non ci sia più nella mia vita, ma ho il terrore che riveli in giro cose mie personali che potrebbero rovinarmi il lavoro e non solo. L’ho bloccato ovunque, ma come faccio ad essere sicura che non si vendichi in qualche modo? Mi ripeto in continuazione che non si verificherà perché alla fine mi ha tagliato i ponti con tutti e non ho più possibilità di svelare a nessuno che persona orrenda sia in realtà, ma il pensiero ossessivo che possa farmi qualcosa non mi fa dormire la notte, non mi fa mangiare… I narcisisti, una volta che si sono liberati di qualcuno, tendono a vendicarsi o il loro menefreghismo è totale e posso vivere serena? Grazie mille in anticipo

    Alberto Idone

    at 6:25 pm

    Buonasera e grazie per aver condiviso la sua esperienza, per quanto negativa.

    Con tutti i limiti del caso e senza conoscere dettagliatamente la sua storia, mi sento di poterle rispondere affrontando la questione in modo duplice.

    Anzitutto è doveroso ricordare che tutti quanti possediamo tratti narcisistici , utili per il mantenimento di una buona stima di sé e per l’autorealizzazione. Una diagnosi vera e propria di disturbo narcisistico della personalità richiede valutazioni sufficientemente lunghe e, se confermata, costituisce per la persona un grosso limite alla capacità di creare relazioni significative gratificanti e durature. Bisogna pertanto evitare categorizzazioni eccessive, a mio avviso, ed eventualmente parlare di stile narcisistico o prevalenti modalità relazionali narcisistiche.

    In seconda istanza, una persona affetta da disturbo narcisistico può risultare diffamatoria e caustica se vede mancare una fonte di supporto all’autostima (come può essere un amico compiacente o un partner assoggettato e adorante), ed ancor più se avverte un pericolo di “smascheramento” di fronte ad altre persone. A seconda delle caratteristiche personali, tenterà di negare l’evidenza o si allontanerà in modo repentivo e definitivo, come se l’altro non fosse mai esistito.

    Tali modalità di gestione della vergogna, come potrà capire, rispondono all’esigenza di dover proteggere parti di sé vissute con imbarazzo e con profondo senso di inferiorità. Per quanto incomprensibili e dannose per coloro i quali non soffrono dello stesso disagio, esse rispondono (disfunzionalmente) alla necessità di ripristinare una stima di sé che si misura con aspettative e ideali di perfezione non raggiungibili, tanto più dolorosa quanto lontani dalla realtà dei fatti.

    Un saluto

Matilde

at 6:49 pm

Buongiorno,
Sono uscita da un anno da una relazione con un narcisista, anche se non estremamente patologico (a mio modesto parere).
Adesso lui è fidanzato, ma continua a scrivermi e a voler tenere un legame semi-sentimentale. Io non me la sento di respingerlo completamente perchè gli voglio bene e so che per lui sarebbe un colpo troppo forte. Come posso mantenere un’amicizia senza ricadere nella trappola, nella speranza anche di poterlo aiutare a migliorare?

    Alberto Idone

    at 3:35 pm

    Buongiorno,

    Non conoscendo direttamente la situazione, è difficile dare consigli in un senso o nell’altro. Sono dell’opinione, quando si tratta di un contesto di intervento psicologico, che i consigli, le sollecitazioni, gli inviti ad agire siano un po’ delle limitazioni alla libertà altrui e facciano perdere di vista i punti centrali della questione, quelli che permettono di crescere e di ampliare la capacità introspettiva.

    Ciò detto, potrebbe esserle utile chiedersi perché mantenere una relazione in cui lei è relegata al ruolo di partner vicaria, di supporto.

    Parla di colpo troppo forte se manifestasse l’intenzione di voler chiudere i rapporti : si riferisce a sé stessa forse parlando di lui?

    Un saluto,

    AI

Cristina

at 5:25 pm

Buon pomeriggio, la mia storia è questa:
Mio marito mi ha lasciata due anni fa, per un’altra donna. Dopo il suo abbandono vado in depressione, curata con antidepressivi, sedute dallo psicologo e finalmente ne esco fuori. Subito dopo mi iscrivo su un sito di incontri, qui conosco un ragazzo, la storia inizia con un bombardamento d’amore, lo chiamo così perché è stato veramente così.
Sin da subito si è mostrato super geloso, mi controllava tutto, anche i pensieri.
Mi fa conoscere la sua famiglia, suo figlio, i miei figli.
Inizia a chiedermi di andare a dormire con lui nei weekend anche quando entrambi abbiamo i nostri figli.
Intanto continua il suo controllo, ho dovuto cambiare numero di telefono per farlo stare tranquillo, controllava fb, se qualcuno mi scriveva, appena mi vedeva online su WhatsApp mi chiedeva con chi stessi scrivendo, le chiamate sul posto di lavoro per sapere se fossi veramente lì (è successo una volta). I suoi commenti mirati a prendere in giro il mio aspetto.
Ma rimaneva sempre attento alle mie esigenze, le liti erano piuttosto accese, perché mi sentivo avvilita. Lui non ha un lavoro stabile, io insegnante precaria.
Arriva la pandemia, e per ovvie ragioni non ci possiamo vedere, mi lascia perché non vede un futuro, ma continuava a scrivermi, per sapere come stavo, per darmi colpe solo a me.
Lo rivedo due giorni fa, mi dice che mi vuole abbracciare, io ci casco, provo un approccio sessuale, respinto perché non vuole tornare indietro, ha giocato con i miei sentimenti, ma dicendomi di non fare sciocchezze, di stare da sola.
Io sto malissimo, secondo voi, è un manipolatore narcisista?
Come esco da questa situazione che mi opprime

    Alberto Idone

    at 4:47 pm

    Buongiorno Cristina,

    in primo luogo le comunico la mia stima per la sua decisione, a suo tempo, di essersi fatta aiutare in un momento di difficoltà. Non è raro (anzi direi che si tratti della maggioranza dei casi) che le persone rimangano in relazioni disastrose per anni senza mai riuscire a trovare la forza di guardarsi dentro e compiere scelte radicali, anche se faticose.
    Mi piacerebbe poterle rispondere in modo definitivo, ma ciò è difficile non conoscendola di persona né avendo avuto modo di valutare il suo attuale compagno. La sospettosità, la gelosia, il desiderio di controllo non depongono mai a favore di una unione che porti gioia e garantisca rispetto. Al di là delle etichette diagnostiche, la invito a considerare ciò che lei in prima persona può fare : tutelare la sua incolumità psicologica e fisica, chiarirsi rispetto a ciò che può accettare o meno da un compagno e prendere decisioni che comprendano anche la possibilità di chiudere una relazione che non le fa bene.
    Già in passato si è giovata di un supporto psicologico, e questa potrebbe essere l’occasione per analizzare le sue scelte rispetto ai partner, per consentirle una maggiore consapevolezza e libertà.

    Un cordiale saluto,

    AI

Alessandro

at 1:52 pm

Buongiorno.
Ho capito solo dopo 12 anni e due figlie che, probabilmente, ho avuto a che fare con una ormai ex moglie narcisista.
All’inizio mi ha legato a se attraverso il sesso che era molto soddisfacente. Decidemmo di convivere e dopo pochi mesi, notai che il suo atteggiamento era cambiato sotto l’aspetto sessuale. Lo imputai al fatto che vivendo insieme quella passionalità e voglia iniziale cominciavano a “stabilizzarsi” e, dunque, ritenni normale che quell’aspetto venisse affrontato con maggiore “calma”.
Dopo circa un anno ci siamo sposati e lei subito volle un figlio che dopo circa sei mesi arrivò. In questo ho sempre pensato che lei abbia voluto soddisfare più la richiesta del padre che una sua reale volontà. Dopo qualche mese dalla nascita della prima figlia la scopri a chattare con un suo ex e mi arrabbiai ricevendo poi le sue scuse tra i pianti. Si stavano organizzando per vedersi e solo per la reticenza del suo ex (anch’egli sposato) non lo hanno fatto. Io ci misi una pietra sopra. La mia famiglia veniva prima di tutto. Nel corso degli anni a venire lei ha sempre avuto un atteggiamento svalutativo nei miei confronti cercando di inculcare in me sensi di colpa per asserite mie mancanze nella vita pratica (uscire un quarto d’ora dopo dal lavoro, attività non compiute come invece le avrebbe fatte lei, etc). Imputavo questi comportamenti ad aspetti caratteriali e non ho mai pensato che fosse il frutto di una “strategia”. Nel corso degli anni queste sue “critiche” mi hanno portato ad assecondarla sempre di più, annullando letteralmente me stesso. Ciò nella speranza che la mia disponibilità a tempo indeterminato ed incondizionata avrebbe prodotto effetti benevoli sulla vita di coppia. Invece è andata esattamente al contrario. La vita sessuale è diventata sempre più rarefatta ed anche quando stavamo insieme lei aveva da ridire. Mi accusava di essere egoista (ma io non ricordo un solo rapporto concluso senza che lei raggiungesse l’orgasmo), si stizziva se mi comportavo in modo diverso da come lei avrebbe desiderato (ad esempio non potevo uscire dalla vagina e rientrare perché a dir suo questo le avrebbe fatto irritare i genitali), etc.
Poi un anno andammo in vacanza in un villaggio e quell’estate fu molto proficua dal punto di vista sessuale. Lei era molto vogliosa, molto disponibile e dopo ho capito perchè. Era adulata da alcuni animatori ed a questo punto penso che abbia avuto rapporti con uno in particolare. Ma questa consapevolezza l’ho raggiunta solo l’anno scorso quando scopri il suo tradimento che poi è stato l’inizio della fine. Nelle settimane immediatamente precedenti alla mia scoperta ebbe gli stessi identici atteggiamenti che aveva avuto quell’estate. Ciò a seguito di un lungo periodo di astinenza che io avevo imputato alla nascita della seconda figlia. Già perchè in tutto questo abbiamo avuto una seconda figlia che io pensavo fosse il completamento della famiglia e, invece, per lei era solo un altro esercizio di egoismo.
Dopo la nascita della seconda figlia ogni occasione era buona per attaccarmi. Mi ha costretto a pensare prima di parlare. Nel senso che quando le dovevo dire qualcosa pensavo “questa cosa la posso dire?”, “posso utilizzare queste parole per dire questa cosa?”. Insomma un incubo.
Ma nonostante questo io non avrei mai abbandonato la mia famiglia, ne ero troppo innamorato.
Lei dopo aver avuto per alcuni mesi una storia pubblica con il suo primo amante che è un collega di entrambi lo ha poi lasciato altrettanto platealmente in ufficio ed ha cominciato subito dopo (o forse anche durante la sua prima storia) una nuova relazione con un “amico” del passato (mai nominato nel corso della vita matrimoniale) e lo ha portato a casa delle mie figlie in piena quarantena e dopo qualche mese di relazione.
Tutto questo mi lascia, dopo quasi due anni, ancora sconcertato, benché abbia cominciato un’altra relazione.

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