Quel malessere viscerale : il rapporto tra la flora intestinale e il benessere psicologico

Quel malessere viscerale : il rapporto tra la flora intestinale e il benessere psicologico

 

Nell’ambito della psicologia si ha spesso la tendenza ad attribuire le cause di un disagio interiore, come la depressione o i disturbi ansiosi, a fattori legati alla personalità, all’ambiente circostante – inteso come luogo delle relazioni interpersonali e del coinvolgimento con l’esterno –  o a schemi di pensiero e comportamento cristallizzati nel tempo. Quando ci si affaccia al mondo della ricerca scientifica in ambito medico, lo si fa perlopiù per dimostrare l’efficacia di un approccio psicoterapeutico o per riuscire a dimostrare l’esistenza di una condizione psicopatologica come legata a fattori genetici.

Ritengo invece interessante, in più occasioni, verificare la direzione della “freccia” che indica la causalità di un fenomeno : nello specifico, mi riferisco ad un approccio che consideri il corpo come influenzato dalla mente, ma anche soggetto a particolari condizioni che hanno come inevitabile esito un peggioramento del benessere psicologico, che può essere migliorato ripristinando gli equilibri biologici fuori controllo. Per fare un esempio, sarebbe controindicato cercare di attribuire un senso ai sintomi vertiginosi qualora fossero causati da una labirintite o da una cupolitiasi, ed anzi questo potrebbe allungare i tempi di una corretta diagnosi che restituisca la stabilità al paziente.

Sulla stessa linea, penso sia interessante citare una serie di studi recenti che hanno preso in esame il rapporto tra flora batterica viscerale (locata nell’apparato digerente) e le condizioni ansiose e depressive, dimostrando che la popolazione batterica del tratto gastrointestinale, sia essa commensale, probiotica o patogena, sia in grado di attivare specifici circuiti neurali e meccanismi di trasmissione nervosa, tracciando così un asse diretto tra il microbiota umano, l’apparato digerente e il cervello (Foster, Mc Vey – Neufeld, 2013). Gli studi effettuati in condizioni di assenza di popolazione batterica sugli animali hanno permesso di determinare che il microbiota è implicato sia nella regolazione delle risposte di adattamento allo stress (quelle ad esempio a carico dell’asse ipotalamo-ipofisi-surrene) sia nello sviluppo del sistema nervoso centrale in alcune fasi cruciali (Slyepchenko, Carvalho et al., 2014).

Il microbiota in questione è influenzato notevolmente dall’alimentazione e dai farmaci assunti sia nella sua composizione che nella sua attività, in proporzione tale da poter modificare il tono dell’umore e concausare un disturbo depressivo (alla luce di tutti gli altri fattori da considerare nella sua insorgenza, in senso bidirezionale).  Se fino ad oggi il gold standard degli interventi sulla depressione era costituito da una agonistica azione di antidepressivi (I-MAO, SSRI, SNRI…), stabilizzatori dell’umore e psicoterapia (o altri interventi di uguale efficacia), oggi risulta utile considerare anche il possibile ruolo degli integratori pre e probiotici e degli alimenti fermentati per modificare l’equilibrio della flora batterica ed ottenere un effetto benefico sulla condizione mentale, in una ottica preventiva e terapeutica (Dash, Clarke et al., 2015), sia per quanto concerne i sintomi ansiosi che depressivi, sebbene sia necessario un approfondimento metodologicamente solido in popolazioni con un fenotipo più omogeneo di quello esaminato.

Bibliografia :

Dash, Sarah ; Clarke, Gerard ; Berk, Michael ; Jacka, Felice N.  The gut microbiome and diet in psychiatry : focus on depression (Gennaio 2015), Current Opinion in Psychiatry, vol.28, n°1, pp 1-6.

Foster, Jane A. ; Mc Vey – Neufeld Karen A. Gut-brain axis : how the microbiome influences anxiety and depression (2013), Trends in Neurosciences, volume 36 (5), pp. 305-312.

Slyepchenko, A. ; F. Carvalho, A. ; S. Cha, Danielle ; Kasper, Siegfried ; S. McIntyre, Roger. Gut emotions – Mechanism of action of probiotics as novel therapeutic targets for depression and anxiety disorders (Dicembre 2014), CNS & Neurological Disorders – Drug Targets, volume 13, n° 10, pp. 1770 – 1786.


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